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  venerdì 27 dicembre 2024 ore: 03:35
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Cefalea Tensiva/Emicrania
Le cefalee
La cefalea è il termine scientifico con il quale si identifica il mal di testa.
Tale termine viene usato genericamente, ma esso comprende patologie cefalgiche molto diverse tra loro.
È il malessere più comune di cui, in generale, soffre la popolazione. Infatti, le cefalee costituiscono il disturbo più diffuso rispetto ad altre patologie neurologiche di rilevante impatto sociale.
Nonostante questa rilevanza, la cefalea spesso viene considerata una patologia “spicciola”, di poco conto, in certi casi addirittura un malessere innocuo o immaginario. Infatti, essa è tanto diffusa che alcuni considerano “il mal di testa” un malessere con il quale convivere e non si rivolgono neppure al medico.
Fortunatamente spesso si tratta di un disturbo occasionale, di breve durata, che compare in relazione ad eventi ben individuabili, come, ad esempio, un raffreddore, un eccesso di alcool o un pasto troppo abbondante, una permanenza prolungata al sole o in ambienti fumosi. In questi casi, quando si può, o la si evita o si riesce ad ottenere un sollievo con il riposo o con l’assunzione di un semplice analgesico. In altri casi, però, il malessere assume un andamento più severo.
Il dolore cefalgico, nelle sue varie forme patologiche, colpisce persone di ogni età e può cambiare pesantemente la qualità della vita, turbando non solo lo stato fisico, ma anche il benessere psicologico, il buon umore, la vitalità, l’equilibrio socio-familiare, ecc..
La cefalea è una sindrome dolorosa che può insorgere anche in maniera improvvisa, può comprendere tutto il capo, come può localizzarsi in un solo punto o in una sede ben definita. Alcune volte l’attacco dolorifico può manifestarsi anche con nausea e con vomito.
I problemi di ordine diagnostico si possono superare solo mediante un approccio multidisciplinare, poichè la cefalgia è sintomo di svariate patologie, ricadenti nell’ambito di diverse discipline, dalla neurologia all’odontoiatria, dall’otorinolaringoiatria all’oculistaca, dall’internistica alla reumatologia, dall’ortopedia all’allergologia e alla psicologia, senza escluderne anche altre.
Comunque in tutti i casi, tranne che per le gravi patologie cliniche, è necessaria una ricognizione, sia pur breve, dello status psicologico del paziente, poiché saranno i risultati anamnestici a permettere successivamente utili interventi in campo terapeutico, famacologico e non.
Viene colpita da cefalea circa il 40% delle donne ed il 20% degli uomini adulti. In diversi studi è stato osservato che soffrono di attacchi di cefalee ricorrenti tra il 4 ed il 40% dei bambini in età scolare, dove nella maggior parte dei casi si tratta di cefalee non associate ad altre malattie neurologiche.
Questa sindrome è comune a tutte le popolazioni di ogni latitudine.
In alcuni paesi ha già ricevuto il riconoscimento di malattia sociale, in Italia è già stata presentata una proposta in tal senso, che è al vaglio del Parlamento.
Una prima classificazione dal punto di vista eziologico distingue le cefalee in: cefalea primaria e cefalea secondaria, ma esse ne comprendono oltre novanta diverse sottocategorie.
Caratteristiche fondamentali per la classificazione dei vari tipi di cefalea sono: la qualità, l’intensità, la durata, la ciclicità del dolore e la sua modalità di insorgenza.
Alla cefalea primaria appartengono tre principali forme: l’emicrania, la cefalea tensiva e la cefalea a grappolo ed altre meno comuni.
La cefalea secondaria è invece il sintomo indicativo di altri disturbi: allergie, difficoltà digestive, sinusite, infezioni virali o batteriche, ipertensione, artrosi; l’assunzione o la mancata assunzione di particolari sostanze, quali: caffeina, alcool, oppiacei o alcuni particolari farmaci; malattie del metabolismo, come diabete e malattie renali, patologie del cranio, delle orecchie, del naso, dei denti, della bocca; nevriti e nevralgie della faccia e del cranio (nevralgia del trigemino); oppure, sono effetto di un trauma cranico o comunque di una lesione al capo; malattie o disfunzioni dei vasi sanguigni della circolazione cerebrale (ischemie, trombosi, emorragia cerebrale, aneurisma); malattie del cervello o delle strutture circostanti (tumori, meningiti).
È di rilevante importanza insegnare a riconoscere il dolore cefalgico come vera malattia e sensibilizzare la popolazione a non sottovalutare il malessere.
Avere nella popolazione un’esatta informazione sulle patologie cefalgiche sarebbe una profilassi da divulgare, in quanto si potrebbero prevenire in tempo la patologia che, se curata in forma precoce, sarebbe, non solo un benessere per la persona, ma anche un bene per tutta la società.
Proprio per il grave problema sociale che essa comporta, oggi si sta dando maggiore attenzione a questa patologia, specialmente da parte degli organi sanitari istituzionali.


Cefalea Tensiva
La cefalee tensiva è, tra tutte le cefalee primarie o essenziali, la più frequente, la più comune ed anche la più diffusa.
Tale cefalea viene chiamata tensiva in quanto un tempo si pensava che la responsabilità, del dolore alla testa, fosse dovuta soltanto all’eccessiva contrazione o tensione dei muscoli.
Oggi, analizzando con più attenzione la peculiare patologia cefalgica, ci si è resi conto che vi sono più concause che la determinano, anche se non sono state tutte accertate con chiarezza o provate scientificamente.
Anche se i fattori eziologici che provocano la cefalea tensiva non sono stati del tutto accertati, le conoscenze attuali affermano che il dolore ha un origine muscolare e non solo.
In tutti gli studi fatti si è osservata una stretta relazioni tra cefalea, ergonomia, sociologia, psicologia, ambiente, alimentazione e postura.
Inoltre potrebbero entrare in gioco anche cause più strettamente neurologiche, con alterazioni dei centri cerebrali che controllano la percezione del dolore e la tolleranza allo stress.
Secondo alcuni studi, circa il 90% dei casi questo tipo di mal di testa è dovuto a uno stress di natura psicosociale ( lavoro, famiglia, aventi avversi ecc.) o a disturbi, come l’ansia e la depressione, ad esso collegati.
La cefalea tensiva è una cefalea aspecifica, in quanto non è vascolare come l’emicrania e non è legata ad un dolore organico come nelle cefalee secondarie.
Per ora la conoscenza ci porta a verificare che essa è determinata dalla contrazione involontaria e continua dei muscoli pericraniali che circondano la testa, dai muscoli scheletrici del collo, della nuca, delle spalle, delle tempie e facciali, associata e sostenuta anche da disturbi psicologici o psicosomatici.
In moltissimi casi i fattori psicologici interagiscono con i fattori biologici nello scatenamento, nel mantenimento o nell’esacerbazione della cefalea.
Si è osservato che nei casi di ansia continua e cronicizzata, insorgono e si sviluppano proprio problemi psicosomatici.
A volte alcuni soggetti non si rendono conto della loro rutinante ansietà. Solamente quando raggiunge dei livelli di disagio, l’ansia comincia ad essere fastidiosa e anche dolorosa. In questi casi la visione del futuro diventa esageratamente pessimistica. La persona ansiosa è costantemente in stato di allarme per cercare l’evento temuto.
L’attenzione psicopatologica, determinata dallo stato di allarme, comporta una tensione muscolare che potrebbe essere responsabile della cefalea tensiva, che, infatti, si rileva con molta frequenza proprio nelle persone ansiose.
Lo stesso accade per la cefalea prodotta dalla sindrome depressiva. Questa a volte risulta complicata dal fatto che diversi disturbi vegetativi della depressione, come: l’anoressia, disturbi del sonno, mancanza di energia, ecc., possono essere attribuiti invece alla cefalea.
Diventa quindi importante nelle valutazioni diagnostiche stabilire fra cefalea e depressione, quale dei due sia la causa e quale l’effetto.
La cefalea è il sintomo somatico più frequente nella depressione e viene segnalata da oltre il 50% dei pazienti depressi.
Nella cefalea tensiva, diversamente dal dolore da emicrania, il mal di testa è meno intenso, non è pulsante e non si aggrava con il movimento.
Spesso il dolore si localizza nella regione occipitale, cioè nella parte posteriore, media e inferiore del cranio ed è bilaterale.
Tipologia di disturbo

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